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·31 maggio 2018

Dall'Alessandria alla Serie A danese: Branca, che storia

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Dalla Serie C italiana alla massima divisione danese nel giro di 5 mesi. E' la storia di Simone Branca, che a gennaio ha lasciato l'Alessandria riportando tra i 'grandi' il Vejle.

Il centrocampista classe '92, a 'Tuttosport', racconta la coraggiosa quanto eclettica scelta compiuta lo scorso inverno: "Volevo fare questa esperienza all’estero, ho accettato la sfida. Con i tifosi il rapporto è bello. A fine partita passi a salutarli, ti battono il cinque. Sono entrato subito in sintonia".


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Il Vejle è tornato in Superliga dopo 9 anni e in questa piccola impresa c'è anche la 'griffe' di Branca: "È stata un’esperienza eccezionale, ho ancora due anni di contratto. Devo parlare con la società, ma un altro anno qui lo faccio: è Serie A, voglio provarci".

"Per me la squadra è buona - assicura - con qualche ritocco può lottare per i preliminari di Europa League. Un nome? C’è Bajza in porta, aveva giocato con Parma e Crotone. Ma dico Louati, attaccante tunisino che può fare la nostra B. Per me è bravissimo".

La piccola società danese è allenata da Adolfo Sormani, figlio di Angelo Benedicto ex attaccante di Milan, Napoli e Roma: "Mi aveva chiamato, era il mio allenatore all’Alto Adige. Insisteva: “Vieni che vinciamo e provi un altro calcio". E' andata proprio così.

Su ritmi e abitudini, infine, Branca svela curiosi aneddoti: "Al mattino tutti allo stadio: colazione insieme alle 8.30, allenamento e pranzo di nuovo assieme. Non succede in Italia, è bello vivere il calcio così. Certo, i danesi al mattino mangiavano uova e ketchup. Se capita da noi dopo due giorni sei fuori squadra... Ma in campo andavano forte comunque. Poi è gente molto precisa: dici una cosa e la fanno". Vejle lo ha convinto.